Vi segnalo: Sette interrogativi su Wikileaks


L’Università Roma Tre (Dipartimento Comunicazione e spettacolo – Corso di Laurea in Dams), ha indetto, per il 27 gennaio prossimo, una giornata di riflessione su Wikileaks.

L’evento avrà luogo, dalle 9.30 alle 17,30, presso l’Aula Magna del Rettorato, in via Ostiense 159, Roma.

Il Programma della giornata:

9.30 Opening addresses
Francesca Cantù, Preside dellla Facoltà di Lettere, Università Roma Tre ; Enrico Manca Presidente Fondazione Ugo Bordoni
9.50 Prima Sessione : Oltre il Web 2.0. WikiLeaks nell’evoluzione e diffusione globale di Internet
Conduce : Paolo Volterra, Sky Tg 24
Relazioni : Enrico Menduni, Università Roma Tre ; Giovanni Boccia Artieri, Università di Urbino Carlo Bo ; Alberto Marinelli, Università La Sapienza di Roma
Discussants : Mario Frullone, Direttore ricerche Fondazione Ugo Bordoni ; Giovanni Ragone, Università La Sapienza di Roma
Dibattito
11.45 Seconda Sessione : I media e il giornalismo davanti a WikiLeaks. Dentologie, pratiche, opportunità e pericoli
Conduce Giorgio Zanchini, Rai Radio Tre
Relazioni : Luca Ajroldi, I-MAGE ; Angelo Agostini, Università Iulm ; Maurizio Torrealta, Rai News 24 ; Roberto Natale, Fnsi
Discussants : Lorenzo Scheggi Merlini, Università Roma Tre ; Eugenia Romanelli, Il Fatto Quotidiano
Dibattito
15.00 Terza Sessione : Modificazioni della democrazia e delle politiche di stati, istituzioni internazionali e grandi organizzazioni
Conduce : Federica Cellini/Citizen Report Rai
Relazioni : Stefano Rodotà, già Garante per la tutela dei dati personali ; Alberto Abruzzese, Università Iulm ; Massimo Teodori, Università di Perugia ; Vincenzo Zeno-Zencovich, Università Roma Tre e Isimm
Discussant : Gianpiero Gamaleri, Università Roma Tre ; Silverio Ianniello, Ipalmo
Dibattito
16.45 Tavola rotonda conclusiva
Conduce Andrea Vianello, Rai TreMichele Ainis, Università Roma Tre ; Guglielmo Pescatore, Università di Bologna ; Antonio Sofi, blogger e consulente politico ; Roberto Morrione, giornalista
18.00 Conclusione dei lavori

Di seguito riporto integralmente il documento di presentazione dell’iniziativa, così come disponibile sul sito www.mediastudies.it:

«Nell’ultima fase del 2010 l’iniziativa di WikiLeaks di pubblicare migliaia di documenti riservati della diplomazia americana ha portato improvvisamente sulla scena pubblica una sigla poco nota, che però è stata in grado di condizionare profondamente l’agenda dei media e la condotta dei governi, ed ha mostrato quanto Internet si diventato il bacino naturale di sempre più numerosi e importanti fenomeni sociali, e un elemento di moltiplicazione straordinaria dei fenomeni sociali stessi.

La conoscenza su ciò che sia WikiLeaks (e il suo “dropbox”, la cassetta postale virtuale in cui anonimamente vengono ricevuti i documenti) è lacunosa e non è ampiamente diffusa, e così anche i suoi eventuali collegamenti ad altre organizzazioni, gruppi di pressione, istituzioni. La stessa figura del fondatore Julian Assange, del quale è annunciata l’autobiografia, ha contorni misteriosi o quanto meno avventurosi. Non è nemmeno facile affermare se operazioni come quelle messe in atto da WikiLeaks siano destinate a ripetersi e allargarsi, da parte di questa organizzazione o di altre. Molte delle opinioni recentemente espresse a proposito di WikiLeaks, anche ad alti livelli, sono improvvisate e non supportate da una conoscenza adeguata. In poche parole, non si sa abbastanza di questo fenomeno.

Sentiamo per questo il bisogno di una prima riflessione pubblica su WikiLeaks e ciò che ha recentemente rappresentato, in una sede universitaria, chiamando a raccolta competenze ed esperienze di diversa estrazione e collaborando con altri centri di iniziativa e di ricerca. E’ quanto intendiamo fare a Roma Tre nella giornata di giovedì 27 gennaio 2011, con il titolo: Sette interrogativi su WikiLeaks.

Sono molte le riflessioni che l’iniziativa di WikiLeaks suscita, da almeno tre punti di vista.

Il primo riguarda Internet: come WikiLeaks si correla con la sua evoluzione e diffusione globale, quali innovazioni introduce nei rapporti fra libertà, privacy, censura e nelle relazioni che la gente comune e le organizzazioni stabiliscono fra loro attraverso la rete. Ma anche studiare come avviene per iniziativa di WikiLeaks la generazione, ormai larghissima, di contenuti e testi e la loro continua rimediazione. Ed inoltre, in che modo le caratteristiche di Internet e dei social network vengono curvate sulle esigenze di anonimato, di sicurezza, di replicazione e diffusione, di criptaggio, di “assicurazione” (per usare i termini della stessa WikiLeaks) contro i pericoli di oscuramento, propri di questa organizzazione. Il concetto di Web 2.0, che pure ha avuto una sua utilità, è ormai del tutto insufficiente a descrivere ciò che sta accadendo.

Il secondo riguarda i media e il giornalismo. Anche se vi sono importanti precedenti alle iniziative di WikiLeaks, particolarmente con i “documenti del Pentagono” sulla guerra del Vietnam che il New York Times pubblicò nel 1971, possibilità così larghe e istantanee di diffusione dei testi sono strettamente connesse all’esistenza di Internet. Peraltro cinque importanti media stampati internazionali sono stati preventivamente informati da WikiLeaks, hanno pubblicato contemporaneamente i documenti più importanti assicurandone la più ampia diffusione nella sfera pubblica dei vari paesi e, contemporaneamente, hanno implicitamente certificato l’attendibilità della fonte e la veridicità del materiale. L’iniziativa di WikiLeaks non avrebbe avuto questo riscontro senza una triangolazione con i social network e con i media stampati, che pone al giornalista molti interrogativi. Da un lato, sul piano deontologico, se sia giusto pubblicare questi materiali senza un controllo sulle loro fonti (infatti WikiLeaks è solo un tramite dei suoi anonimi informatori); dall’altro, in che modo questo materiale, se correttamente usato, aiuti e stimoli il giornalismo d’inchiesta anche nelle sue possibilità di penetrare in temi (e aree del mondo) sottoposte ad una stretta e inaccettabile censura, rendendo i media più permeabili ad un genere (appunto, il giornalismo investigativo) che spesso non è gradito per i suoi costi e per i rischi che comporta per un medium nei rapporti con i poteri consolidati, i governi, l’economia e la politica.

Il terzo riguarda le politiche degli stati, delle istituzioni internazionali e delle grandi organizzazioni, e la memoria collettiva. WikiLeaks (estendendo caratteristiche già proprie di Internet) modifica la percezione diffusa dell’immagine politica degli stati, tende a violare gli interna corporis delle istituzioni politiche ed economico-finanziarie, e contribuisce a destabilizzare l’immaginario popolare e la memoria collettiva degli eventi, provocando una brusca frizione fra quanto era stato detto pubblicamente e quanto, prima mantenuto segreto, è stato portato alla luce senza le consuete mediazioni. Infatti, dopo il crollo del Muro di Berlino, avevamo assistito alla nascita e alla rapida eclisse di nuovi immaginari. La “fine della storia” (e la sua gemella, la “fine delle ideologie”), avevano allora prefigurato un mondo pacificato, in una virtuosa competizione globale resa possibile dalle nuove tecnologie dell’informazione, che ruotava attorno alla superpotenza vincitrice della guerra fredda, gli Stati Uniti d’America, e ai suoi valori destinati a essere rapidamente estesi, o presi a modello, in tutto il mondo. L’li settembre 2001 aveva squarciato questo modello, ancora fresco di vernice, e la “lotta al terrorismo” aveva costituito un nuovo immaginario attorno al nuovo “impero del male”, da combattere sul terreno militare, costituito dal terrorismo e dai suoi collegamenti con i cosiddetti “stati canaglia”. Un modello successivamente impantanatosi nelle sabbie irakene nelle montagne afgane, poi in tutto il Medio Oriente. WikiLeaks si situa in notevole sincronia con lo sfaldamento degli immaginari e delle ideologie nate dopo l’il settembre 2001, ma anche con l’archiviazione del ‘900, un secolo che è risultato meno “breve” di quanto si era pensato.

La nostra giornata di riflessione è organizzata all’Università Roma Tre (Dipartimento Comunione e spettacolo – Corso di Laurea in Dams), in collaborazione con altri centri d’iniziativa e di ricerca: l’Università IULM di Milano, l’Isimm, il Premio giornalistico Ilaria Alpi, la Fondazione Ugo Bordoni. Altri contatti sono in corso

I nostri sette interrogativi:

  1. Che cos’è WikiLeaks, come è organizzata, come funziona tecnicamente e a chi fa riferimento. Chi è Assange? Un eroe, un visionario, un criminale o cos’altro? WikiLeaks è strumentalizzata da servizi segreti, loro fazioni o altro? Dove e come ha veramente ottenuto le sue informazioni?
  2. Quali conseguenze determina l’iniziativa di WikiLeaks nei rapporti fra libertà, privacy, censura in rete?
  3. Il web 2.0 si fonda sullo spirito wiki e sulla collaborazione attiva dei suoi utenti. A parte la scelta del nome, WikiLeaks è wiki? Oppure segnala una mutazione, una sintesi di hacker e wiki, o forse qualcos’altro?
  4. È stato deontologicamente giusto, da parte dei cinque grandi giornali destinatari in anteprima delle rivelazioni di WikiLeaks, certificare e rilanciare tali rivelazioni, in assenza di un controllo diretto sulle fonti? E’ giusto che i siti d’informazione ripetano (mirror) i contenuti del sito WikiLeaks salvandolo dall’oscuramento deciso da vari governi e grandi aziende dell’informatica?
  5. Come cambia WikiLeaks il giornalismo d’inchiesta, pensando anche al precedente del 1971 sui documenti del Pentagono sul Vietnam resi noti dal New York Times?
  6. E’ giusto che tutto quello che i governi fanno e discutono al loro interno sia reso pubblico? E dove si colloca questo confine?
  7. Molti governi, come in Italia, pretendono restrizioni a Internet e alle reti. Altri, come il governo Obama negli Stati Uniti, sono passati in pochi mesi dall’esaltazione di Internet come strumento di partecipazione alla condanna di una minaccia contro il loro paese. E’ una preoccupazione fondata? E se iniziative del tipo di Wikileaks si moltiplicassero?»

A presto

Cor.P