…raccolgo la segnalazione del prezioso Giancarlo Manfredi di webtrekitalia, e pubblico qui un video dal sito treccani.it in cui Edoardo Fleischner – Docente di Scrittura crossmediale e di Comunicazione digitale, facoltà di Sociologia dell’università Statale di Milano – fornisce alcune nozioni di base su quello che definisce il ‘sistema crossmediale internazionale’. L’approccio è quindi macro, il riferimento è l’industria del settore mediale, che si muove ormai inevitabilmente lungo ‘filiere digitali di produzione’.
Fleischner sintetizza la crossmedialità come la capacità di mettere a sistema contenuti veicolati da media con età diverse…la televisione, che ne ha settanta, internet, che ne ha quaranta e Twitter, che ne ha sei.
Rispetto all’individuazione del protocollo Ip, come ponte tecnologico che permette questo dialogo e questa liquidità dei contenuti da un medium all’altro, allargherei però il respiro. Volendo rimanere nel contesto digitale, la matrice comune, ancora più a monte del protocollo IP, è il bit. Il bit, il linguaggio binario, è in se un medium universale, che ha reso infinitamente più agevole lo scambio e la diffusione multipiattaforma dei contenuti.
Ma è opportuno ampliare ancor più la prospettiva, per due motivi:
1) molte migrazioni transmediali – dal lato consumer – avvengono offline, basti pensare ai contenuti diffusi su dischi Blue Ray o in Tv, come pure ai videogiochi per consolle, che pur essendo fortemente legati al contesto digitale, possono essere fruiti indipendentemente dalla disponibilità di una connessione alla rete;
2) la presenza di media analogici è ancora assai significativa, si pensi al fumetto, ai libri, alla carta stampata. Anche se inseriti con sempre maggiore frequenza in più ampi progetti narrativi/informativi crossmediali, questi media rimangono legati ad una realtà ancora fortemente materica: la celluloide.
Quindi, se è vero che la traduzione in bit dei contenuti ha certamente agevolato in maniera decisiva la possibilità che ‘ogni contenuto parta da qualunque punto e possa arrivare a qualunque altro punto’, e anche vero che di questo contesto crossmediale sono parte integrante anche mezzi esterni al flusso digitale, mezzi che Fleischner cita, seppur in un’ottica differente.
A presto
Cor.P
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