Daniela Castrataro è uno dei soci fondatori dell’Italian Crowdfunding Network. Ha iniziato a parlare di crowdfunding sul suo blog Crowdfunding Italia a fine 2011. È co-autrice dell’Analisi semestrale sulle piattaforme italiane di Crowdfunding. Ha recentemente pubblicato Crowdfunding – Come finanziarsi online. Introduzione al finanziamento collaborativo sul web (GreenBooks, 2014).
Xmp: Benvenuta Daniela. Non parto con una domanda sul concetto di crowdfunding, che penso sia ormai piuttosto chiaro a molti. Ci sono però vari modelli di piattaforme: reward, donation, social lending, equity. Puoi spiegarci brevemente le caratteristiche di ognuna?
Daniela Castrataro: Il modello reward prevede, a fronte di ogni offerta, una ricompensa di carattere quasi sempre tangibile (un gadget, una cartolina…) ma mai di carattere monetario. Il modello donation è il più simile al fundraising online tradizionale, e generalmente non prevede ricompense a fronte di offerte di denaro, salvo ringraziamenti pubblici. Il social lending è un prestito tra pari (P2P lending) o tra individui e imprese (P2B), non intermediato da istituti finanziari o banche. L’equity è una nuova forma di investimento: consente a investitori professionali e non di comprare partecipazioni in aziende che pubblicano le proprie offerte online tramite piattaforme c.d. di equity-based crowdfunding.
Xmp: In italia esiste una distribuzione peculiare di questi diversi modelli, se comparata a quella, ad esempio, statunitense o di altri paesi europei?
Daniela Castrataro: In Italia prevale il social lending per quanto riguarda il volume di denaro (circa l’80% del denaro raccolto è mosso dalle piattaforme di lending) mentre per numero di piattaforme vince di gran lunga il reward. Anche a livello globale il Social Lending è quello che “raccoglie” di più. Per numero di piattaforme penso il primato spetti a quelle di reward, come in Italia.
Xmp: Quindi viene utilizzato soprattutto per bypassare l’intermediazione bancaria, è corretto?
Daniela Castrataro: Si, e nel caso del prestito tra pari anche con un certo successo.
Xmp: Per chi voglia riuscire ad ottenere un finanziamento crowd, esistono fondamentali differenze di approccio a seconda si tratti di realizzare un prodotto tangibile, un servizio o un’opera creativa? Mi riferisco al modo di porsi al pubblico da cui si vorrebbe ottenere il finanziamento, ma anche alla tipologia di cf da preferire…
Daniela Castrataro: Direi che l’approccio di base deve essere quello proprio del web 2.0, ovvero teso alla collaborazione, alla community, alla condivisione di interessi comuni. Trasparenza, coinvolgimento e partecipazione. che si tratti di un prodotto tangibile, di un servizio o di un’opera creativa, sono ingredienti fondamentali in ogni caso. Non si fa cf per arricchirsi e basta, ma piuttosto per arricchire la community che ci sta intorno. Se si vuole fare cf per lanciare una startup si tenderà a scegliere un equity invece che un reward, al contrario se si vuole finanziare un’opera teatrale o un gadget tecnologico, il reward è il modello forse più adatto. Questo in generale, perchè le variabili sono tante e vanno considerate tutte.
Xmp: Quello della community è effettivamente uno snodo centrale. C’è una sorta di inversione del processo: bisogna prima crearsi un pubblico che sia disposto a pagare per un prodotto che ancora non esiste. Penso ad esempio al cinema indipendente: è fondamentale riuscire a coinvolgere una community di affezionati disposti a pagare per una storia che ancora non ha visto la luce e che verrà raccontata solo ‘dopo’.
Daniela Castrataro: Esatto, ma non ci si deve concentrare sul “disposto a pagare”, quanto piuttosto sulla partecipazione del pubblico stesso al progetto, sul coinvolgimento dei finanziatori, che devono sentirsi in qualche modo partecipi e, ripeto, questo si ottiene con la trasparenza, con l’informazione, che nel web sono valute fondamentali.
Xmp: Quindi il finanziamento monetario deve essere parte di una più ampia ‘esperienza di partecipazione al progetto’ offerta al proprio pubblico…
Daniela Castrataro: Sì. Fare crowdfunding per arricchire solo le proprie tasche non funziona. Ovviamente questo non sempre vale per il cosiddetto pre-sale model, ma in ogni caso bisogna essere bravi a coinvolgere il pubblico, informandolo quanto più possibile sull’evoluzione del progetto, altrimenti la fiducia cala e senza fiducia non si finanziano sconosciuti.
Xmp: In questo senso penso sia importante narrativizzare, rendere storia coinvolgente, anche lo stesso percorso di finanziamento del film, la sua stessa lavorazione, per rimanere all’esempio precedente. Lavori in Spagna e un esempio molto significativo in questo senso viene proprio da lì, mi riferisco a El cosmonauta, penso siano stati bravissimi a rendere avventurosa la stessa raccolta fondi.
Daniela Castrataro: Vero. Lo storytelling è molto importante. Saper raccontare rende più facile coinvolgere la gente. Inoltre il crowdfunding si basa molto sul passaparola e raccontare una storia al proprio pubblico significa anche metterlo nelle condizioni di ri-raccontarci, motivandolo a farlo.
Xmp: In Italia esistono esempi significativi in questo senso? Prodotti narrativi (film, webseries…) finanziati dal CF?
Daniela Castrataro: Non mi viene in mente nessun esempio lampante. C’è un film, Dal lato della sposa, che su indiegogo ha raggiunto e oltrepassato il target. Penso abbiano messo su una bella statregia comunicativa.
Xmp: Da come lo descrivi sembra un caso isolato…e comunque immagino che se non mi citi altri progetti è perchè esempi di particolare successo, che abbiano saputo far parlare di se, non ce ne sono molti… secondo te quale le ragioni?
Daniela Castrataro: Forse la mia memoria non è abbastanza buona e, essendomi finora focalizzata anche su altri mercati del crowdfunding a parte quello Italiano, sicuramente mi sarà sfuggito qualcosa, però è certo che in Italia c’è ancora molto da fare in questo ambito. Di fondo c’è una mancanza di comprensione del fenomeno e una filosofia del “tutto e subito”. Sembra che il cf sia stato compreso solo per la parte “tanti soldi in modo veloce”. La gente ci si avvicina pensando sia un espediente per far apparire tanti soldi dal nulla, senza comprendere gli sforzi comunicativi che bisogna fare per raggiungere anche un obiettivo modesto.
Xmp: C’è anche un problema di qualità del progetto che si propone?
Daniela Castrataro: In Italia la gente è molto creativa e la qualità manca raramente. Parlerei forse di pigrizia, di poca voglia di apprendere.
Xmp: Questo dal lato di chi propone progetti. Dal lato del pubblico che dovrebbe finanziarli? Quali le criticità?
Daniela Castrataro: Al pubblico manca la confidenza con lo strumento. In Italia non si eccelle per l’uso di internet, siamo un po’ in ritardo, e non è un luogo comune. Aggiungo che in provincia la banda larga è poco diffusa, e la gente non può prendere confidenza con uno strumento se non ha la possibilità di usarlo facilmente e a poco prezzo tutti i giorni. Ciò ha reso finora gli italiani poco fiduciosi nell’utilizzo del web, soprattutto per fare acquisti. E se non si è pronti a usare una carta di credito o debito online, non si possono neanche fare offerte su siti di crowdfunding…Forse una spiegazione troppo semplicistica ma sono certa che sia una delle motivazioni principali dello scarso successo del cf in Italia. Comunque non dimentichiamo che una delle prime piattaforme di cf è nata proprio in Italia nel 2005, tre/quattro anni prima della comparsa di Kickstarter e Indiegogo.
Xmp: Abbiamo grandissima capacità innovativa…non siamo altrettanto bravi a ‘costruirci sopra’…
Daniela Castrataro: È vero.
Xmp: Non pensi sia anche un problema di dimensioni, di massa critica? rivolgersi ad un pubblico di lingua italiana è già cmq circoscrivere moltissimo l’universo dei possibili finanziatori…
Daniela Castrataro: Non credo. Ovvio, per alcuni grandi progetti si, ma tantissimi piccoli progetti si potrebbero finanziare benissimo solo “in casa”. Se pensiamo al palazzo madama di Torino, che ha fatto un cf per recuperare un servizio di porcellane una volta appartenente al museo…hanno raccolto oltre 80mila euro in un bacino relativamente ristretto, praticamente solo Piemonte. I progettisti che pensano di avere un pubblico di potenziali finanziatori oltre l’Italia potranno benissimo pubblicare il progetto anche in inglese, l’importante è far arrivare il messaggio alle persone giuste, di madre lingua italiana o meno.
Xmp: …ma immaginiamo un produttore italiano che voglia realizzare un progetto narrativo transmediale…ti chiedesse una consulenza gli suggeriresti di utilizzare una piattaforma italiana o una internazionale?
Daniela Castrataro: Non mi focalizzo molto sulle piattaforme. Per me l’importante è impostare una strategia comunicativa vincente (oltre ad avere un progetto di qualità, ovviamente). Per il resto basta che la piattaforma dia la possibilità di offrire i contenuti in due lingue o più.
Xmp: In sintesi la ‘potenza di fuoco’ è data dal progetto in se e dal modo in cui viene comunicato. La scelta della piattaforma viene dopo…
Daniela Castrataro: La piattaforma è un mezzo e la gente (i donatori) non ci arriva quasi mai per caso. Ovviamente se è poco usabile andrà a erodere le possibilità di riuscita del progetto, quindi un occhio alle sue qualità e caratteristiche va dato. Ma la piattaforma, da sola, non basterà mai a garantire il successo di una raccolta di fondi.
Xmp: Esistono tipologie di piattaforme più adatte alla proposta di progetti creativi?
Daniela Castrataro: Direi che per i progetti creativi le piattaforme reward siano le più adatte. Poi ci sono le piattaforme tematiche creative, che per la maggioranza sono reward. Hanno un marcia in più perchè raccolgono comunità di veri appassionati.
Xmp: Ma deve sempre esserci un connubio tra passione del pubblico e sua numerosità…insomma che ci sia crowd è irrinunciabile…
Daniela Castrataro: Esatto
Xmp: In ambito creativo si parla di cf soprattutto con riferimento a realtà indipendenti…sei d’accordo?
Daniela Castrataro: Si direi di si
Xmp: Il caso Veronica mars the movie indica però che anche nel mainstream può essere utilizzato con successo…
Daniela Castrataro: C’è sempre chi approfitta…
Xmp: Non vedi di buon occhio quell’operazione?
Daniela Castrataro: Dico semplicemente che in quel caso più che di un’operazione di finanziamento si è trattato di un’operazione di marketing. Ma del resto il cf è anche un modo innovativo di fare marketing…
Xmp: È anche vero che presentandosi su kickstarter questi professionisti già affermati hanno mostrato di non avere remore a scendere tra la folla a raccogliere fondi, dimostrando anche un certa dose di umiltà. Forse in Italia parte della scena autoriale non ha ancora accettato l’idea di doversi ‘sporcare le mani’ in maniera diretta anche con fasi diverse da quelle più prettamente creative, rapportandosi da pari a pari con il proprio pubblico?
Daniela Castrataro: Non conosco abbastanza questo mondo in Italia per poter rispondere a questa domanda. Spero però che non sia questo il motivo.
Xmp: Dalla tua risposta su Veronica Mars, ma anche dal tuo aver precedentemente, ripetutamente, sottolineato che non si fa cf avendo in mente solo i soldi da raccogliere, emerge una tua visione molto sociale, comunitaria, del crowdfunding. Pensi sia anche la visione predominante in generale o forse è una prospettiva che caratterizzava i primissimi anni del crowdfunding e che va ora perdendosi? O queste due anime crowdfunding – una più social, l’altra più orientata al profit – coesistono?
Daniela Castrataro: Non penso sia una visione, penso che sia semplicemente l’essenza del cf. Se il crowdfunding fosse orientato solo al profitto si chiamerebbe in un altro modo. I metodi di finanziamento tradizionali stanno fallendo ovunque e serviva un’alternativa, l’alternativa non può essere uguale, si chiama così per un motivo. Sicuramente i pionieri del crowdfunding ne avevano compreso l’essenza che poi si è andata un po’ perdendo al contatto con mentalità e abitudini ancora non pronte per accogliere un concetto del genere. Sono però certa che pian piano quell’afflato sociale, comunitario, si recupererà e si farà più forte, ma sono cambiamenti che richiedono tempo. Il crowdfunding è un bambino.
Xmp: Show mas go on è un film finanziato da indiegogo …si può parlare di cf quando su 9.000 euro 7.000 sono stati dati da due persone?
Daniela Castrataro: Premetto che non ho osservato attentamente questa campagna, ma da quello che mi dici direi che per me no, manca la folla. Due persone non fanno folla, sono due sponsor.
Xmp: Ma allora perché è stata usata questa forma di finanziamento? Aggiungo che Repubblica ha dedicato un articolo al film e, in particolare, all’utilizzo del crowdfunding per raccogliere il budget necessario. Faccio un’ipotesi…come engagement, transmedia e altri termini, anche crowdfunding sta diventando una buzzword da utilizzare per attirare l’attenzione su di se, indipendentemente che l’uso sia pertinente? Ed in questo senso è stata utilizzata per Show mas go on?
Daniela Castrataro: Sono presuntuosa se rispondo con un semplice si?
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