L’edizione 2013 del Tribeca Film Festival ha per la prima volta dedicato una sezione del concorso ai progetti transmediali. Il Bombay Sapphire Award è andato a Sandy Storyline, documentario partecipativo in cui le vittime dell’uragano Sandy hanno potuto (e tuttora possono) raccontare la loro esperienza attraverso foto, registrando testimonianze audio, o facendosi video intervistare.
Laura Gottesdiener e Rachel Falcone, membri del team di Sandy Storyline, definiscono il documentario partecipativo come un documentario che
welcomes everyone to contribute content—written stories, photos, audio recordings and videos—to the growing documentary. Rather than having the narrative determined by a small team of professionals, we are creating a platform for hundreds of community-generated storylines to live and interact.
Il cuore del progetto è quindi il racconto condiviso dei cittadini colpiti dall’uragano, la cui partecipazione è incentivitata ed agevolata dall’estrema semplicità con cui si può contribuire al racconto collettivo. Ad esempio le testimonianze audio possono essere registrate chiamando un numero telefonico dedicato, senza che sia quindi necessaria alcuna particolare competenza multimediale. Le foto, i testi, gli audio ed i video raccolti sono resi disponibili online anche grazie alla piattaforma sociale Cowbird, specializzata nelle micronarrazioni in prima persona, a public library of human experience.
Il progetto prevede anche eventi dal vivo, testimonianze presso le scuole e mostre (una delle quali si è svolta proprio nei giorni del TFF).
L’obiettivo di Sandy Storyline è più ambizioso del già meritevole sollievo che le vittime dell’uragano provano raccontando e condividendo le dolorose giornate dell’ottobre scorso. Sandy Storyline mira soprattutto alla costruzione di una comunità in grado mantenere viva l’attenzione sui cittadini e le aree colpite dall’uragano e di far sentire la propria voce nella fase della ricostruzione:
We began this documentary, therefore, to help construct a narrative about the storm that focuses on and prioritizes the needs and desires of the current community. We hope this project will help contribute to a reconstruction process that is democratic and inclusive and that helps address entrenched problems, including economic inequality and climate change. […] Keeping Hurricane Sandy in the global consciousness is important, therefore, both to ensure that people across the devastated communities receive the long-term support that they need, and to continue the movement for environmental change that will prevent future disasters. […] We hope that the storytelling is not only cathartic but empowering for people affected by the storm—and we’re honored when the experience has spurred people to take action and become leaders of their communities.
Anche in questo caso, come per Land of Opportunity, la narrazione distribuita su più piattaforme ha lo scopo di mettere i cittadini nelle condizioni di contribuire con la propria storia nel modo ed attraverso il canale con il quale viene loro più naturale farlo, abbattendo quanto più possibile le barriere tecnologiche o caratteriali che disincentivino al raccontarsi in prima persona e radicando fortemente il progetto nel territorio. Per inciso, nell’intervista rilasciata in occasione del Tribeca Film Festival, Laura Gottesdiener e Rachel Falcone danno una loro definizione di Transmedia:
Transmedia, to us, is an emerging genre of storytelling—one that interacts on various platforms and has both digital and human elements. Mostly, we’ve found that transmedia is hard to define in words. So instead we’re building an example of what it can be through this project.
Al di là delle questioni definitorie, in questo caso irrilevanti, l’augurio è che Sandy Storyline riesca davvero a dare un contributo significativo ad una ricostruzione guidata da una visione condivisa del futuro.
A presto.
Cor.P
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